Anni '70

Se l’Informale ha significato storicamente anche il superamento della contrapposizione faziosa tra figurazione e astrattismo, con il ritorno alla figura Profumo si apre, dalla fine degli anni Sessanta, ad un eclettismo pienamente postmoderno che caratterizzerà il decennio successivo.
Le molte mostre in Italia e all’estero del 1971 (nuovamente alla Numero; alla Coin d’Art di Genova; Bürdeke di Zurigo; Galleria 7 di Baden; Ur-Nina di Damasco) presentano una serie di quadri raffiguranti paesaggi visionari: montagne, vallate e colli, rigorosamente deserti, sono osservati a volo d’uccello. I colori sono saturi e gli accostamenti cromatici acidi. Ne risultano panorami ultraterreni tra il sacro e lo psichedelico, tra il Pasolini di Il Vangelo secondo Matteo (1964) e il Kubrick di 2001: Odissea nello spazio (1968). Ma già nel 1972, con la mostra alla galleria Sarriò di Barcellona, questi stessi quadri sono esposti insieme a dipinti neo-Surrealisti, d’ispirazione onirica: accostamenti incongruenti di edifici, pianeti e paesaggi, dadi volanti e telefoni giganti potrebbero illustrare tanto un racconto di Borges quanto un album dei Pink Floyd. Ed è prettamente letteraria l’interpretazione che dà di queste immagini lo scrittore Calcagno nel catalogo della mostra al Centrarte Falanto di Brindisi nel 1974.

Ma l’opera più curiosa della mostra (l’unica riprodotta a colori in catalogo) è Telex, dove l’incipit del Vangelo di San Giovanni è traslitterato nel codice delle telescriventi. Non senza ironia, l’artista combina linguaggi visivi solo apparentemente distanti: dalla scrittura codificata dell’arte concettuale allo spartito musicale, dall’informatica al codice miniato medievale. Un dipinto come Arena rappresenta un interessante nesso con l’attività successiva in quanto coniuga il tono metafisico di questa fase con la sintesi formale che caratterizzerà l’ultimo periodo. In questi anni, Profumo avvia anche un’attività di intervento a livello urbano che porterà avanti nei decenni successivi.

Collabora infatti con Sovrintendenze e studi di architetti (la più proficua collaborazione è con l’architetto Bernardetta Melzi di Cusano) alla progettazione dei piani del colore di singoli edifici così come di intere aree urbane. Di queste collaborazioni, la più importante per complessità è quella per il piano del colore del villaggio di pescatori dell’Isola Piana in Sardegna, realizzato alla fine degli anni Settanta. Se i quadri della prima metà del decennio erano coloratissimi paesaggi mentali, ora, attraverso i piani del colore d’interi quartieri, Profumo è in grado di fare del paesaggio stesso la sua tela e di dialogare direttamente con la luce naturale in costante cambiamento.

 
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