Anni '60

È verso un superamento dialettico dell’Informale che si svolge la ricerca pittorica di Profumo nei primi anni Sessanta. La nuova mostra personale alla galleria San Matteo (Genova, 1962) e quella itinerante per le tre sedi della galleria Numero di Fiamma Vigo (Firenze, Roma, Venezia, 1966) presentano opere non figurative. La superficie dipinta si compone ora di un incastro geometrico, sorta di griglia irregolare. La materia pittorica è spessa e ruvida. Il colore ad olio, dato a spatolate, diviene catrame, terra: questa crosta magmatica di derivazione Informale entra in tensione dialettica con le razionali linee rette che organizzano la tela in zone nette di colore secondo la più rigorosa tradizione astratto-concreta. Ulteriore e più originale dicotomia visiva è quella tra i colori bruciati, terrei e opachi che compongono lo strato pittorico superficiale e la base chiara e brillante che è quasi completamente soffocata dalle spatolate di catrame, ma che tende a trapelare da sotto, come luce.

Il risultato, assai difficile da riprodurre in fotografia, è che questi dipinti sembrano retro-illuminati. Se la materia pittorica esiste fisicamente nello spazio fenomenologico di chi guarda ed è dunque legato a ciò che esiste nel mondo fisico al di qua della tela, la pittura di luce che si trova dietro allude ad uno spazio ulteriore, al di là della soglia mentale rappresentata dalla superficie dipinta.
Nel dopoguerra l’Informale esprimeva in Europa un nuovo bisogno di fisicità, la ricerca ndi un gesto creativo primigenio, il ripartire da zero dopo la catastrofe della guerra; senza negare questo precedente, nei primi anni Sessanta Profumo partecipa di un nuovo clima di ricerca e ricostruzione di sacralità nella pratica artistica, che è anche una reazione alle trasformazioni sociali e di stile di vita nell’Italia post-miracolo economico.

Dopo una crisi di due anni (1966-68) durante i quali non dipinge, Profumo si trasferisce a Roma e riprende l’attività pittorica. Al ritorno della figurazione corrisponde una scelta cromatica brillante e satura, in assonanza con il dilagante linguaggio Pop, ma in piena autonomia da esso. Profumo non rappresenta i cartelloni pubblicitari né i nuovi simboli del consumismo. Egli torna a rappresentare il paesaggio: le vigne, gli ulivi però sono come di plastica e, in una rielaborazione di artisti come Turcato, Sanfilippo o la Accardi, si riducono a motivi ed arabeschi decorativi tutti giocati in superficie su varianti tonali dello stesso colore.

Antologia critica
 
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